“Il re sarà in lutto, il principe rivestito di desolazione, le mani del popolo del paese tremeranno di spavento. Io li tratterò secondo la loro condotta, li giudicherò secondo quanto meritano; e conosceranno che io sono il Signore” [Ezechiele 7:27]
Queste parole sono dure e rappresentano l’inevitabile risultato di un atteggiamento errato nei riguardi del Signore. Ci sono, in questo passo, tre verità fondamentali:
1. La dichiarazione: “Conosceranno che io sono il Signore” vuole, di fatto, significare che Dio non è diverso da ciò che ha sempre affermato di essere. Anche il profeta Malachia dichiarerà: “… il giorno viene, ardente come una fornace; allora tutti i superbi e tutti i malfattori saranno come stoppia. Il giorno che viene li incendierà, dice il Signore degli eserciti” (4:1).
Dio è giusto e vero. Non possiamo prendere alla leggera le parole del Signore: nessuno sarà risparmiato, la Sua Parola è ferma, ogni trasgressione e disubbidienza riceverà la giusta retribuzione.
2. Il Signore avvisa prima di mandare il giudizio. Egli è buono e non vuole che alcuno perisca a causa del peccato. Inoltre, anche quando noi credenti non camminiamo nella Sua volontà ci avvisa. Invia i Suoi profeti per indurci ad imboccare il giusto cammino. Il Suo popolo, però, non si conformava alla Sua volontà. Era disubbidiente, ostinato e ribelle. Il privilegio di essere la nazione eletta, il popolo di Dio, non si rispecchiava nella sua vita pratica. Ecco perché Gesù dice: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli …” (Matteo 7:21). La condizione di Israele era tragica, ma Dio desiderava salvarlo e voleva il suo ravvedimento.
3. Il Signore non gioisce della perdizione eterna dell’uomo. Troviamo scritto, infatti, che Dio parlava anticamente tramite i Suoi profeti, ma in questi ultimi giorni ha parlato mediante Gesù, affinché chiunque crede in Lui non muoia, ma sia liberato dal giudizio. Se ci arrendiamo a Cristo, saremo tra coloro che aspettano il Suo ritorno per essere portati con Lui a godere l’eternità, assieme a tutti i santi.